Me lo ricordo ancora quel giorno: è entrata in classe piuttosto di corsa, in ritardo e con un gonnellone che rivelava l’assenza di calze.
Era ottobre inoltrato e faceva abbastanza fresco per andare in giro senza calze e infatti era dovuta passare dal mercato per acquistarne un paio. Si pettinava i capelli con i petardi e definire il suo abbigliamento casual era un complimento.
Ma aveva una straordinaria capacità di parlarci delle donne che se anche fosse arrivata in pigiama non ci avremmo fatto caso più di tanto.
Quel giorno la prof di italiano ci parlò della stregoneria e fu una delle lezioni più affascinanti!
La caccia alle streghe aveva raggiunto la sua massima diffusione durante il Medioevo e il libro pubblicato da due frati domenicani intitolato “Il Martello delle Streghe” (in latino Malleus Maleficarum) spiegava con terribile dovizia di particolari le torture che dovevano essere inflitte a queste povere donne.
Sono quegli argomenti che, chissà come, in noi donne risvegliano campanelli. Forse perché, sotto sotto, siamo un po’ maghe, un po’ fate e un po’ streghe.
Le donne all’epoca erano le depositarie di antiche conoscenze: sapevano curare con le erbe, accompagnavano i riti di nascita e di morte, conoscevano i segreti della Natura.
Quando i dottori, tutti rigorosamente uomini, hanno iniziato a sentirsi minacciati dal potere delle donne, ecco che le hanno accusate di stregoneria e le hanno messe fuori gioco.
Le donne hanno poteri straordinari, solo che nella vita frenetica di tutti i giorni se ne sono dimenticate.
Hanno scordato come ascoltare l’intuito, seguire i cicli della Terra e della Luna, curarsi e curare. Hanno perso il contatto con la Natura e con loro stesse.
Hanno cercato di adeguarsi a modelli maschili in cui il potere è diventato dominio anziché conoscenza.
Ma adeguarsi a un modello esterno non è mai premiante, soffoca la propria vera natura, indebolisce e impoverisce.
Le donne hanno trasformato il prendersi cura degli altri nel mettersi in secondo piano e rinunciare alle proprie naturali necessità, trascurandosi.
Il tutto accompagnato da una sottile e costante sensazione di adeguatezza. Ce l’hai presente?
Anche quando hai dato il massimo pensi che avresti potuto fare meglio. Talvolta hai paura che ti sgamino, si chiama sindrome dell’impostore. E’ quella vocina che dice: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava come sembra”.
Questo bisogno di dimostrare continuamente quanto siamo brave, quanto valiamo, rivela una scarsa autostima.
Quando conosciamo il nostro valore, non sentiamo la necessità di dimostrarlo né abbiamo bisogno che ci venga riconosciuto.
Lo sentiamo già dentro di noi.
Quando invece alziamo continuamente l’asticella - “faccio di più così finalmente si accorgeranno di me, così finalmente mi apprezzeranno, così finalmente mi noteranno, così finalmente mi vorranno bene” - riveliamo quanto poco ci apprezziamo.
Rinforzare la propria autostima significa non avere più bisogno dell’approvazione, significa conoscere il proprio valore e il prezioso contributo che diamo agli altri, sapere di fare la differenza.
Senza autostima diamo molto meno di quanto possiamo rendere, in ogni ambito della nostra esistenza. Chiediamo continuamente approvazione anziché limitarci a splendere.
L’autostima è un pilastro su cui possiamo costruire una vita personale e professionale solida e soddisfacente.
Caspita, ci vorrebbe proprio in Powerful Life!
E infatti c’è ed è proprio la parte di programma da cui iniziamo subito.